A TAVOLA CON IL CIELO
4 A Liceo scientifico (astronomico) – Gobetti-Volta, Bagno a Ripoli (Firenze)* L’universo che ruota intorno al cibo ed ai conviti rinascimentali ha sempre avuto un...
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4 A Liceo scientifico (astronomico) – Gobetti-Volta, Bagno a Ripoli (Firenze)*
L’universo che ruota intorno al cibo ed ai conviti rinascimentali ha sempre avuto un legame con la volta celeste. Sia nelle tavole più raffinate che in quelle delle feste popolari il riferimento a ciò che si muove negli spazi superiori è costante. Com’è ricorrente l’intreccio tra simboli celesti e coreografie conviviali nelle opere di ingegneria del genio leonardesco.
Tra l’Umanesimo e il Rinascimento il banchetto assume un ruolo fondamentale a livello sociale e culturale, legandosi infatti alla tradizione ad alcune conoscenze specifiche di questo periodo, come l’astronomia e l’astrologia, con particolare riferimento alla tavola dei “potenti” e delle persone più raffinate.
Tali tradizioni gastronomiche affondarono le proprie radici nei trattati di fine Trecento, che portarono ad una più evoluta concezione del banchetto. Alla base di questo evento, infatti, si creò una vera e propria forma d’arte e materia di studio, che resero il convito simile alla realizzazione di un’opera teatrale con il principale scopo di intrattenere attraverso numerosi spettacoli.
Furono numerosi i testi emanati in relazione alla corretta socialità che si vive anche a tavola, tra questi spiccò in particolare il celeberrimo trattato Galateo, ovvero de’ costumi, un breve scritto del 1558 di Giovanni Della Casa, a dimostrazione che, a tavola, la forma conta quanto la sostanza.
Dai presupposti medievali, per cui in cucina era necessaria, secondo il calendario liturgico, l’alternanza di giorni “di magro” e “di grasso”, quella rinascimentale manifestò quel sentimento di rinascita tipico di quest’epoca, seguendo i nuovi impulsi, a volte filosofici e scientifici, altre magici.
Fra le altre cose, fu fondamentale la convinzione della stretta analogia tra il mondo celeste, naturale e quello dell’uomo, creati tutti da Dio secondo una gerarchia verticale stabilita. La natura quindi, divisa nei quattro elementi terra, acqua, aria fuoco, seguiva un ordine ascendente per cui ogni animale era più nobile di quello collocato sotto di lui e meno nobile di quello al di sopra.
In questo periodo si formò una vera e propria scienza del cibo, la cosiddetta “gastronomia”. Di conseguenza anche la figura del cuoco si modificò, infatti egli iniziò ad assumere il dovere di rendere gli alimenti la principale fonte di salute, sia fisica che spirituale, per l’essere umano. Ad esempio fin dal Medioevo era consigliato nutrirsi a seconda del proprio umore, seguendo la concezione medievale delle 4 bili umane. In pratica, un po’ cuoco ed un pizzico taumaturgo.
Come già accennato, si formò anche una sinergia tra l’arte culinaria e l’astrologia, come certifica il convivio nuziale tra Costanzo Sforza e Camilla D’Aragona, svoltosi il 28 Maggio del 1475.
In questa celebrazione, infatti, venne esibito un allestimento costituito da una complessa coreografia mitologica-astrologica. Il soffitto della sala principale era coperto da panni turchini decorati con motivi rappresentanti i segni dello zodiaco, le costellazioni e i 5 pianeti. Al centro di questi panneggi si trovavano il Sole, la Luna e una porta del Paradiso, che si apriva per far scendere alternativamente i due astri.
Intorno ai 3 elementi principali, furono realizzate delle stelle di diverse dimensioni attraverso l’uso di circa 2500 specchi.
L’area del banchetto fu suddivisa in due parti: la prima, sottoposta all’influsso del Sole, che controllava le vivande calde; la seconda a quello della Luna, che era rappresentato da piatti freddi. A loro volta queste parti erano divise in altre 6 sezioni, che rappresentavano i 12 segni zodiacali e quindi le loro sfere di influenza.
Inoltre le vivande calde della prima portata furono accompagnate da un enorme composizione di parmigiano rappresentante la sagoma del Sole e del Dio Apollo.
Un particolare esempio di collegamento tra il cielo e la tavola popolare sono le feste fiorentine, molte delle quali sono ancora celebrate nei vari luoghi all’aperto della città, che erano e sono sempre molto partecipate. Queste feste affondano le loro radici nella cultura popolare e sono sempre collegate alle tradizioni religiose della città.
La prima di queste feste storiche guarda al cielo per il suo aspetto religioso ed è datata 25 marzo: il Capodanno Fiorentino. Nell’occasione si festeggiava “l’Annunciazione di Maria” nella chiesa della Santissima Annunziata, mentre sulla Piazza si svolgeva la fiera, detta appunto dell’Annunziata, dove si consumavano duri di menta, nocciole, brigidini e, anche, i “panini col ramerino”, detti anche “benedetti”, dato che venivano portati in chiesa per ricevere la benedizione. Il “Pan di ramerino” è un tipo di pane dolce con l’aggiunta del ramerino, o rosmarino, una spezia profumata, che cresce spontaneamente nelle zone litoranee dell’area mediterranea. Esso veniva venduto davanti agli ingressi delle chiese da venditori ambulanti ed è proprio grazie a questa usanza, che questo “dolce”, se così possiamo definirlo, si è diffuso per tutta la Toscana.
In Giugno Firenze festeggia San Giovanni, celebrato il 24 del mese. Era la festa popolare cittadina per eccellenza, in cui era più forte il legame astronomico tra terra e cielo. Infatti la data coincide con il solstizio d’estate e già nell’antichità veniva festeggiata sia nel mondo celtico, che nella paganità greco-romana. Nella tradizione popolare, coincideva con la festa del raccolto e della trebbiatura, mentre nella cultura cristiana il riferimento era a San Giovanni Battista, che con il battesimo di Gesù indicava il legame indissolubile tra Dio e l’uomo. A Firenze la festa del Patrono, cominciava la vigilia, il 23 Giugno, quando, si correva il Palio dei Cocchi in Piazza di Santa Maria Novella. Alla fine di questo la folla si recava a vedere la luminaria del Cupolone e del Campanile, nonché i fuochi d’artificio inizialmente sparati sulla Torre d’Arnolfo di Palazzo Vecchio.
In questa notte, visto che, a livello astronomico, il sole è nel punto più lontano, e visto che si celebra una precisa interazione tra cielo e terra, si ritiene che alcuni prodotti della terra e della natura svolgano una funzione taumaturgica, come le erbe che “conferiscono poteri magici”, poiché benedette dalla rugiada. Una volta lasciate ad essiccare al sole sono in grado di scacciare i demoni. Conosciutissima e molto ricercata l’acqua detta “Acqua di San Giovanni”, una mistura miracolosa che si diceva prevenisse ogni genere di malattia, la cui funzione principale era quella di potenziare gli effetti di altre note erbe medicinali.
La mattina del 24 si svolgeva il rito degli Omaggi come consegna dei Ceri al bel San Giovanni da parte dei Comuni del Contado e del Dominio fiorentino. Nell’occasione, ancor prima del Trecento, sfilavano diversi carri detti “torri” o “ceri”, costruiti in legname da abili artigiani, decorati con intagli e figure sbalzate e, quasi sempre, terminanti a tronco di piramide. Il popolo faceva poi ritorno a casa celebrando nozze con gran conviti, pifferi, canti e balli. Invece, le autorità fiorentine, alla presenza di ambasciatori, ecclesiastici, cavalieri, passavano al convito ufficiale. Il banchetto era largamente a base di pesce: 36 storioni, lamprede, molto pesce d’Arno e di mare. I festeggiamenti in onore di San Giovanni, Patrono di Firenze, erano i più importanti di tutto l’anno.
In estate, più precisamente il 10 Agosto, si svolgeva invece la festa di San Lorenzo, nell’omonimo quartiere fiorentino; come tutti sanno in questo periodo è possibile osservare moltitudini di stelle cadenti, dovute ad uno sciame di meteore, le Perseidi, che la terra attraversa solo in questo periodo durante la sua rivoluzione intorno al sole. I religiosi dell’omonima chiesa distribuivano cibo ai poveri, tra cui la famosa “porrea” o torta di porri. Inoltre, come segno preciso di festa, si cucinava anche la carbonata, carne alla brace ben condita, anche con agrumi, che aveva come contorno proprio la suddetta pietanza. Inoltre, nella piazza antistante la chiesa, si svolgeva la grande mostra dei fornai e dei pastai, con banchi ricolmi di tutti i tipi di pane e di pasta; da qui la tradizione fiorentina di mangiare per tale data le lasagne ben condite. Questi esempi delle feste fiorentine dimostrano che il rapporto tra il cielo e la tavola non riguarda soltanto uomini potenti, ricchi e geni della cultura, ma coinvolge pienamente anche le classi inferiori a metà tra tradizione religiosa e cultura popolare.
Il cibo nel Rinascimento era tanto importante da rappresentare un interesse anche per uomini colti ed eclettici come Leonardo Da Vinci. Il nostro genio non spazia solo in ambito artistico o scientifico ma anche per le sue incursioni in cucina. Sia per motivi familiari che legati alla sua esperienza fiorentina Leonardo fin da giovane ha a che fare con cucine e locande.
Egli afferma che “la vita dell’uomo è fatta delle cose mangiate”, per questo il suo studio culinario non è solo accessorio ma parte integrante della sua visione del Rinascimento. Emerge quindi una visione incentrata sull’armonia e sulla cura dell’estetica. Importante è anche il ruolo del Leonardo inventore che idea utensili molto interessanti (alcuni ancora oggi usati). Dai più piccoli, come ad esempio schiaccianoci meccanico, affetta uovo a vento, scaldavivande, macchina per fare gli spaghetti, forchetta a tre rebbi, tritatutto per agli e carne, macina pepe; a quelli più complessi ed ingombranti, fra cui apparecchi per automatizzare la cottura dell’arrosto e affettare il prosciutto, proto-frullatori enormi girati da un uomo in piedi. Le più curiose erano molto probabilmente un cavatappi per mancini ed una macchina per eliminare le rane dai barili di acqua presenti in cucina.
Nel Rinascimento erano frequenti banchetti a tema astronomico. Il 13 gennaio 1490, venne rappresentata, alla Corte degli Sforza, la prima opera teatrale di cui si sappia con la scenografia di Leonardo da Vinci.
La rappresentazione teatrale collegata al prestigioso convito inizia a mezzanotte e mezza (orario scelto come propizio dall’Astronomo di Corte), al termine delle ambascerie terrene; dopo la caduta di un primo sipario di raso, con un controluce e le figure velate, un angelo viene ad annunciare la rappresentazione.
Il Paradiso era fatto a forma di semiuovo, tutto d’oro all’ interno, con molte luci che davano l’impressione delle stelle e con delle nicchie o alloggiamenti dove stavano gli attori, vestiti secondo la tradizione classica, che rappresentavano i sette pianeti, posizionati a seconda del loro grado. Sulla parte superiore dell’ uovo erano posizionati dodici tondi di vetro decorati con i dodici segni zodiacali e con dei lumi dentro. Il tutto era accompagnato da suoni e canti soavi. La cucina nel Rinascimento quindi non muove solo sapori e odori ma soprattutto la creatività umana. Inoltre è anche un modo per avvicinare il cielo a tavola tramite banchetti e feste, che coinvolgono uno spaccato completo della società del tempo.
*Redattrici e redattori: Aurora Caruso, Marco Curradi, Giulia Del Rio, Filippo Di Stefano, Gabriele Galli, Elisabetta Guzzinati, Bianca Innocenti, Veronica Rocchini, Lorenzo Spiccia.
Le studentesse e gli studenti che hanno redatto l’articolo A tavola con il Cielo frequentano la 4A del Liceo scientifico Gobetti – Volta di Bagno a Ripoli. Fin dalla prima, fanno parte di un progetto, che ha pochi altri esempi in tutto il territorio nazionale. Il corso che frequentano ha una “curvatura” astronomica, che, in collaborazione con l’Istituto di Astrofisica di Arcetri (Firenze), permette loro di approfondire ed acquisire competenze in uno degli ambiti più affascinanti della cultura contemporanea. L’articolo incrocia le loro competenze umanistiche con quelle più strettamente legate alla storia del cielo. Attraverso un confronto con il Direttore di questa testata, focalizzando l’attenzione sul Rinascimento, hanno sviluppato un interessante percorso di studio ed analisi tra il cibo, le tradizioni conviviali, le feste e la simbologia celeste, astrologica ed astronomica.
Il team della 4A Liceo Gobetti -Volta: Aurora Caruso, Marco Curradi, Giulia Del Rio, Filippo Di Stefano, Gabriele Galli, Elisabetta Guzzinati, Bianca Innocenti, Veronica Rocchini. Lorenzo Spiccia.
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