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La guerra del kimchi tra Cina Popolare e Corea del Sud


Luca Galantini
La guerra del kimchi tra Cina Popolare e...
Posted on 2nd Agosto 2021 by Luca Galantini
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Negli ultimi mesi, la Corea del Sud è insorta contro la volontà di Pechino di equiparare la specialità del pao cai al suo più rappresentativo e identitario prodotto gastronomico a base di cavolo fermentato: il kimchi. Quest’ultimo è indubbiamente il piatto più conosciuto e popolare della cucina coreana, tant’è che alla fine dei primi anni Duemila le istituzioni sudcoreane hanno adottato una serie di iniziative di promozione del brand culinario nazionale – una politica denominata appunto “diplomazia del kimchi” – per migliorare la propria percezione e reputazione nel mondo e quindi rafforzare il proprio soft power all’estero.

Eppure, a fine 2020 la Cina popolare ha avanzato l’idea che il kimchi appartenga al patrimonio storico e culturale della terra del dragone e che sia sostanzialmente ascrivibile alla sua variante locale, contestandone così l’origine coreana e dando inizio a un acceso scambio di dichiarazioni e smentite ufficiali tra le parti.

 

La controversia tra i due paesi asiatici è iniziata nel dicembre dello scorso anno, quando l’International Organization for Standardization (ISO) – l’organizzazione non governativa con sede a Ginevra che ha il compito di armonizzare le normative tecniche dei singoli paesi ed elaborare uno standard internazionale comune – ha definito e rilasciato la norma ISO 24220 relativa allo sviluppo, trasporto e conservazione del pao cai cinese. Quest’ultimo è un piatto a base di verdure salate e fermentate, tradizionalmente considerato una variante cinese del kimchi che viene prodotta nella provincia sud-occidentale del Sichuan1. Nonostante la stessa ISO abbia chiarito che il documento relativo al pao cai non dovesse applicarsi al kimchi, alcuni importanti media cinesi hanno riportato la notizia definendo tale certificazione come “uno standard internazionale per l’industria del kimchi guidata dalla Cina” e rivendicando l’origine del prodotto gastronomico coreano come cinese.

Di fronte a tali dichiarazioni, il Ministero dell’Agricoltura, dell’Alimentazione e degli Affari Rurali della Corea del Sud ha reagito con una nota ufficiale per ribadire che kimchi e pao cai sono due piatti distinti e che lo standard internazionale del primo era già stato definito dalla Food and Agriculture Organization (FAO) nel 20012. La fermezza mostrata governo sudcoreano nel voler scongiurare l’appropriazione culturale da parte della Cina popolare del piatto nazionale coreano ha determinato l’intervento del Ministero degli Affari Esteri cinese in favore dell’accostamento della specialità cinese del pao cai al kimchi coreano.

 

L’episodio descritto è inquadrabile nella recente strategia di “imperialismo culturale” adottata dal governo cinese per rafforzare il potere centrale nelle periferie del paese: intitolandosi tradizioni, saperi ed elementi culturali dei numerosi gruppi etnici minoritari che risiedono nel proprio territorio, Pechino cerca così di indebolire le possibili rivendicazioni autonomiste. Senza dimenticare la millenaria tendenza della Cina a considerarsi la nazione “illuminata” in un mondo di barbari: si tratta della visione sinocentrica delle relazioni internazionali insita nel concetto di Tianxia (天下, «tutto [ciò che è] sotto il Cielo»), la quale è tornata in auge negli ultimi decenni negli ambienti politici e culturali cinesi3. Tale strategia ha investito anche la penisola coreana: dallo scorso anno, media e istituzioni sudcoreane hanno infatti iniziato a segnalare altri episodi di appropriazione di elementi tipici della cultura locale da parte della Cina popolare – dal tentativo di etichettare l’abbigliamento tradizionale coreano hanbok come un tipo di hanfu cinese a quello di associare figure storiche o eroi nazionali coreani come Sejong il Grande, Yun Dong-ju o Kim Yuna agli chaoxianzu, ovvero alla minoranza etnica di origine coreana che risiede nella Cina nord-orientale.

Il concetto di Tianxa si è sviluppato durante la dinastia Zhu, al potere nella Cina pre-imperiale tra il XII e il III secolo a.C., e costituisce la base dell’approccio tradizionale cinese alla politica internazionale: secondo il paradigma Tianxia, l’entità politica di riferimento non è lo Stato-nazione di matrice occidentale, ma il mondo intero nel suo complesso, governato da principi universali di armonia e cooperazione tra le sue parti. In questo senso, esso diverge totalmente dalla visione occidentale delle relazioni internazionali, caratterizzate da un intrinseco antagonismo tra Stati sovrani. La concezione cinese della politica mondiale prevede invece un sistema internazionale organizzato armoniosamente sebbene non uniforme, in cui lo Stato cinese svolge un ruolo centrale ed egemone rispetto agli altri paesi limitrofi, considerati tributari e più o meno sinizzati. Il nuovo Tianxia riflette la tradizionale visione cinese dell’ordine mondiale: un sistema di governance cosmopolita che trascende i confini nazionali e geografici, ma in cui la Cina riveste un ruolo egemone.

 

Venendo alla cucina, occorre innanzitutto segnalare che in Cina il nome pao cai viene utilizzato anche per identificare il kimchi, generando così una certa confusione in merito alla distinzione tra i due piatti da parte cinese. Ma in realtà nella “Cina delle 18 province” – espressione con cui si indica la Cina storica – non esiste alcuna documentazione o riferimento storico al tradizionale processo di realizzazione del kimchi e alle sue evoluzioni, a differenza della penisola coreana. La prima testimonianza coreana della parola kimchi riferita alla specialità in questione è rappresentata da una sorta di ricettario risalente al periodo Goryeo (918-1392), il quale elenca le diverse tipologie di kimchi – dalla ricetta classica a quella con la rapa, passando per quella che prevede l’utilizzo di germogli di bambù – che venivano utilizzate in occasione di alcuni rituali ancestrali. Il piatto è anche il protagonista assoluto di un poema ad opera del letterato coreano Yi Gyu-bo (1168-1241), nel quale vengono descritte la preparazione e il consumo di un kimchi leggero composto di rapa in salamoia.

Anche durante gli inizi del periodo Joseon (1392-1910) sono stati scritti diversi testi di carattere agricolo o culinario in cui viene illustrato nel dettaglio il kimchi: per esempio, il letterato Seo Geo-jeong (1420-1488) dedicò spesso nei suoi volumi storici un’ampia trattazione della produzione e consumo della suddetta specialità4.

Oggigiorno, il kimchi rappresenta ancora l’elemento di base della cucina coreana e la sua ricetta non è mai stata stravolta, nonostante ne esistano attualmente centinaia di versioni che variano a seconda della stagione, della regione o degli ingredienti utilizzati nella sua preparazione. Per esempio, nelle regioni più fredde a nord della penisola coreana il kimchi è più insipido, preparato con poco peperoncino in polvere e molto acquoso, mentre nelle zone più calde della Corea del Sud vengono aggiunti sale, pesce fermentato e molto peperoncino in polvere per accrescerne la conservabilità, dando vita a un piatto fortemente piccante, molto salato e poco acquoso. In ogni caso, tutte le varietà di kimchi sono accomunate dal procedimento per cui ogni verdura utilizzata deve essere prima messa sotto sale, poi condita con diverse salse e infine fatta fermentare. Inoltre, tutte quante condividono la caratteristica di essere un piatto ricco di fibre, vitamine e sali minerali, rendendolo un ottimo alimento dietetico e dagli indubbi effetti benefici per l’organismo – la rivista scientifica Health lo ha classificato tra i cibi più anticancerogeni al mondo5.

Grazie al processo di fermentazione che produce fermenti lattici e componenti aromatici che aiutano e favoriscono la digestione, i coreani sono generalmente convinti che questo alimento li aiuti a condurre le vite frenetiche che caratterizzano le metropoli coreane. In generale, il kimchi è così radicato nella tradizione coreana che il gimjang, ovvero la sua cerimonia di preparazione e condivisione in grandi quantità che avviene nei mesi di ottobre e novembre, è stato riconosciuto nel 2013 dall’UNESCO come Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità6. Durante il gimjang, le famiglie coreane si riuniscono e preparano enormi quantità di kimchi per condividerlo con altre della stessa comunità, creando così un grande momento di coesione sociale e rafforzando i rapporti di amicizia tra i membri della collettività. Se in passato il kimchi era visto soprattutto come una necessità per affrontare gli inverni freddi e difficili in cui le verdure scarseggiavano, oggigiorno esso rappresenta uno dei principali momenti di affermazione dell’identità coreana.

 

Tutto ciò contribuisce a spiegare la dura reazione delle istituzioni della Corea del Sud nei confronti della Cina popolare: il tentativo di Pechino di includere il kimchi nella cultura gastronomica cinese ha infatti toccato un tratto identitario profondamente radicato nel sentimento nazionale coreano. Al di là della questione sull’origine del kimchi, il rischio maggiore per Seul è che la diatriba diplomatica possa far emergere il paradosso per cui nel paese stia costantemente aumentando il consumo del prodotto made in China. Circa il 15% del kimchi consumato in Corea del Sud viene infatti importato quasi esclusivamente dalla Cina popolare, e più del 70% dei ristoranti sudcoreani serve kimchi importato dal vicino asiatico dato il suo minor costo.

Da molti anni la produzione interna non è sufficiente a soddisfare l’elevatissima domanda di kimchi in Corea del Sud – si stima che in un anno la popolazione sudcoreana consumi in media 1,85 milioni di tonnellate di kimchi, circa 36 chilogrammi pro capite – complice anche il successo internazionale del prodotto che in parte finisce per essere esportato dalle imprese nazionali. Risultato: secondo i dati ufficiali il deficit commerciale dell’industria sudcoreana del kimchi è stato di circa 7,8 milioni di dollari nel 2019, nonostante un aumento del 36% delle esportazioni che hanno raggiunto quota 119 milioni di dollari7. Senza dimenticare che vicenda ha enormemente contribuito a far conoscere il pao cai cinese in Occidente, portandolo all’attenzione di tutti gli appassionati di gastronomia e segnando quindi un punto a favore della Cina popolare nel rafforzamento del suo soft power.

LUCA GALANTINI

[1] “ISO 24220:2020 – Pao Cai (Salted Fermented Vegetable) – Specification and Test Methods”, Sito ufficiale della ISO, https://www.iso.org/standard/78112.html(27/05/2021). ⇑

[2] “How Kimchi Rekindled a Decades Long Feud”, BBC Online, 18/12/2020, http://www.bbc.com/travel/story/20201217-how-kimchi-rekindled-a-decades-long-feud (27/05/2021).. ⇑

[3] T. Zhao, ‘Tutto-sotto-il-cielo’: così i cinesi vedono il mondo, trad. ita. di A. Casarini, in “Il marchio giallo”, Limes Rivista Italiana di Geopolitica, No. 4, 2008, pp. 47-55. Cfr. J.A. Millward, Qing and Twentieth-Century Chinese Diversity Regimes, in A. Phillips, C. Reus-Smit (eds.), Culture and Order in World Politics, Cambridge University Press, Cambridge, UK, 2020, pp. 75-78. Cfr. T.wai (eds. E. Fardella, A. Ghiselli), Cina: il Mediterraneo nelle nuove Vie della Seta, Approfondimenti dell’Osservatorio di Politica Internazionale, No. 132, Roma, Italia, 2017, pp. 10-11. Disponibile su: http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osservatorio/approfondimenti/PI0132App.pdf. ⇑

[4] M. Baroli, “Tutto quello che dovete sapere sul kimchi”, La Verità Online, 26/02/2021, https://www.laverita.info/tutto-quello-che-dovete-sapere-sul-kimchi-2650812890.html (28/05/2021). ⇑

[5] A. Magistà, “La guerra fredda del kimchi tra la Corea e la Cina”, La Repubblica Online, 01/03/2021, https://www.repubblica.it/sapori/2021/03/01/news/kimchi_coreano_e_pao_cai_cinese_la_diplomazia_in_cucina-288894867/ (31/05/2020). Cfr. J. Raymond, “World’s Healthiest Foods: Kimchi (Korea)”, Health Online, 26/06/2013, https://www.health.com/condition/digestive-health/worlds-healthiest-foods-kimchi-korea (31/05/2021). ⇑

[6]“Kimjang: Making and Sharing Kimchi in the Republic of Korea”, Sito ufficiale dell’UNESCO, https://ich.unesco.org/en/RL/kimjang-making-and-sharing-kimchi-in-the-republic-of-korea-00881(31/05/2021). ⇑

[7]“Cina e Corea del Sud ora litigano sull’origine del kimchi”, Affari Italiani Online, 06/12/2020, https://www.affaritaliani.it/esteri/cina-corea-del-sud-ora-litigano-sul-kimchi-710241.html?refresh_ce (31/05/2021). ⇑

Luca Galantini
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